È esplosa la “guerra della carta” e il libro rischia di rimanere ferito!
La crisi delle materie prime non lascia fuori nessuno: a gas, acciaio e legno, si unisce la penuria di cellulosa. La materia prima usata per fare la carta oggi scarseggia e i prezzi lievitano, arrivando anche a segnare +70% rispetto alla fine del 2020. I tempi di attesa per ricevere i rifornimenti aumentano, e a far sentire il loro peso ci si mettono anche gli aumenti dell’energia consumata dalle cartiere. Le ripercussioni sono inevitabili sulla stampa dei volumi e sulla sopravvivenza delle tipografie e delle case editrici.
I ritardi nelle consegne si stanno acutizzando in un periodo dell’anno che per gli editori è cruciale: le festività natalizie sono alle porte e non è detto che chi sta fissando gli ordini adesso riesca ad avere i volumi pronti per dicembre.
“Come mancano i microchip a chi produce automobili, al nostro settore manca la carta per fare i libri proprio nel momento in cui se ne avrebbe più bisogno. I costi sono cresciuti e gli aumenti si riversano su tipografie ed editori”, spiega Riccardo Cavallero, editore di SEM libri – Società Editrice Milanese.
Per continuare a leggere l’articolo di HuffingtonPost, questo è il link.
Ma il vero problema a mio avviso sta nel sistema stesso dell’editoria.
Se vediamo i dati di produzione dei libri, possiamo scoprire che in Italia, in era pre pandemia, sono stati pubblicati poco più di 61 mila libri (titoli, non copie). Parliamo di circa 15 mila case editrici che producono 130 milioni di volumi all’anno per circa 23 milioni di lettori (potenziali) i quali sono orientati per lo più a leggere 1/5 titoli l’anno. Quelli che leggono di più sono davvero rari e lo stesso dato, vede per lo più lettori orientati ai 2/3 titoli di media annua che non 5.
Per dare un termine di paragone, nel 2000 si stampavano circa 30 mila titoli l’anno e anche all’ora, si consideravano una cifra spropositata.
A questo va aggiunto che il 70% delle vendite in libreria, deriva dalle grandi Case Editrici che sono meno del 20% delle 15 mila presenti in Italia. Questo ci dice che il grosso dell’invenduto (circa il 50% dello stampato), ricade sulle spalle della media editoria e su quella piccola che per tali motivi, arranca. Per vedere dati recenti, potete andare qui e qui.
Riprendendo l’articolo del HuffingtonPost, il direttore di SEM continua dicendo:
”L’unica soluzione è ridurre la produzione ma anche se da un lato questa scelta è positiva perché porta a una maggiore selettività, dall’altro rischia di essere controproducente. Noi siamo di medie dimensioni ma per una piccola casa editrice scendere sotto i 10-15 titoli pubblicati all’anno equivale ad essere tagliati fuori dal mercato”.
Ma questo è vero? O forse le Case Editrici vivono un mondo gonfiato dal sistema da moltissimi anni?!
Per scoprirlo basta guardare due brevi video prodotti qualche tempo fa da Chiara Beretta Mazzotta, sul suo profilo Instagram. Ve li ripropongo a seguire.