Editoria a Pagamento, bisogna davvero evitarla?
Come riconoscere gli Editori A Pagamento Tossici?
Cominciamo col dire che questo per me è un argomento spinoso.
Sono Paul D. Dramelay autore del libro urban fantasy dal titolo Il Distintivo dei Guardiano pubblicato con CE e scrivo questo articolo, sulla base delle mie esperienze nel campo editoriale, sulla base delle chiacchierate fatte con altri autori che come me vivono dal basso questo settore e sulla base degli anni di studio e lavoro nel mondo del marketing e della comunicazione, che mi hanno aperto la mente sul mondo del business che non è affatto pieno di unicorni, fatine e orsetti coccolosi, come molti forse pensano.
Spero con questo post di farti risparmiare tempo, soldi e soprattutto, brutte esperienze grazie alla mia conoscenza.
Per me questo argomento è spinoso perché io non sono di quelli che corrono a spada tratta contro l’editoria a pagamento. Per mia esperienza e per mia conoscenza c’è una grossa differenza tra un editore che vuole solo i soldi di un autore (la vera EAP) e un editore che ha bisogno del contributo dell’autore per rendere il suo sogno realtà e lui non finire in bancarotta. Non ci dimentichiamo che fare gli Editori non è una crociata portata avanti da Cavalieri votati al martirio ma è un’attività commerciale dove un imprenditore spera di ricavarne un reddito o quanto meno, di non rimetterci soldi.
Precisiamo… c’è una sottile linea tra il prendere in giro un autore e voler davvero credere in lui ed è proprio in quel torbido grigio che le EAP che si fingono cavalieri senza macchia e vi fregano. Forse nessuno sarà disposto ad ammetterlo, sia editori che autori, ma buona parte della micro editoria è a pagamento.
Che sia il pagamento del contributo alle spese di pubblicazione dell’opera, che sia pagare il costo dell’editing e delle grafica, che sia comprare un numero minimo di copie a prezzo pieno o anche fare un crowdfunding, come ho fatto io, per la prima pubblicazione del mio romanzo.
Del perché il Crowdfunding credo sia il miglior modo per cominciare la carriera di autore, quando non si ha la fortuna di finire nelle mani di una casa editrice strutturata o addirittura grande, ne parlo in questo articolo, se vi va!
I motivi per i quali io non storco il naso a priori quando si parla di contributi sono molteplici ma lasciatemi prima precisare: per legge le spese di pubblicazione devono essere esclusivamente a carico dell’editore in caso contrario è come chiedere al progettista di un auto o di un motore dell’auto di acquistare 100 pezzi del suo prodotto che poi potrà comodamente vendersi “per fatti suoi”. Detto ciò, il mercato editoriale non va così, nemmeno con le grandi realtà, figurarsi con le micro realtà. Un bagno di sangue che vi può essere ulteriormente chiaro leggendo i dati contenuti nell’articolo “Ci sono troppi scrittori e pochi lettori in Italia?” A questo punto, l’unica scelta da fare se si vuole pubblicare con una casa editrice e non si vuole provare la strada del Self, è stare attenti e scegliere il male minore per non buttare sogni, tempo e soldi.
Nel commercio la domanda e l’offerta s’incontrano quando un desiderio e un bisogno coincidono.
Nel caso dell’editoria il bisogno di fare “cassa” di un editore incontra il desiderio di un autore di essere pubblicato… ed è quando è solo questo il rapporto tra le parti, che nasce a mio avviso l’editoria a pagamento tossica. Quando l’editore truffaldino è interessato solo ai soldi dello sprovveduto autore o autrice sognatrice che anela da anni di vedere il suo libro pubblicato, ecco che accadono le “meglio porcate”.
Come riconoscere gli Editori A Pagamento Tossici?
Ci sono sicuramente molte avvisaglie che possono mettervi sugli attenti e farvi desistere dal contrattare con certi personaggi dell’editoria. Io ne ho raccolte alcune ma su tutte è sempre buona regola prima di addentrarsi nella trattativa con un editore, scoprire chi è e per farlo, vi consiglio di leggere il mio articolo “Come valutare una Casa Editrice?”. Detto ciò, partiamo dalle cose più ovvie.
1 Dite no a un editore che risponde subito alla vostra email.
A meno che voi non abbiate scritto il romanzo del secolo o abbiate qualche santo in paradiso, è praticamente impossibile che una casa editrice vi risponda prima di 60 giorni e sono stato mooolto buono, perché di solito si parla di almeno 180 giorni se siete fortunati o anche mai, nella maggior parte dei casi.
Un Editore che in 10 giorni ha già letto e analizzato il vostro romanzo, a meno che non sia un racconto di 4 pagine, e vi risponde già allegando un pro forma di contratto, è più interessato ai vostri soldi che non a voi per due motivi:
sicuramente non ha avuto il tempo di leggere tutto il vostro romanzo, al massimo se vi dice cul@ ne ha letti dei capitoli a stralci, giusto per vedere come scrivete e se il racconto “fila”. In somma, quanto basta per non fare brutte figure.
se vi propone subito un contratto, magari che prevede un editing a pagamento, magari con acquisto di copie a prezzo pieno da parte vostra, allora è a quello che punta.
Ripeto, io non faccio di tutta l’editoria a pagamento dell’editoria tossica, ma un comportamento frettoloso come proporvi un contratto di edizione (che ha valore legale, non dimenticatelo) dopo pochi giorni che avete inviato il manoscritto, senza una richiesta di contatto da parte dell’editore per sapere chi siete e come ragionate, come parlate (per capire se sarete in grado di presentarvi e promuovervi), allora vuol dire che l’unico interesse dell’editore si trova nelle tasche dei vostri pantaloni e per questo, dovreste tirare dritto senza rifletterci troppo.
Piccolo aneddoto divertente… una casa editrice a pagamento, di quelle che chiedono cifre esorbitanti per pubblicare, molto nota, circa 10 anni fa mi mandò via posta un plico contenente una lettera di congratulazioni e complimenti per il mio lavoro, proponendomi un’edizione rapida del mio libro. Allegato c’era il contratto che dovevo firmare. Il tutto al modico prezzo di 2.500 euro che comprendeva i costi di editing, la stampa di 1.000 copie di cui 100 sarebbero state inviate a me, la grafica di copertina, la promozione e tutto quello che loro promettono, ma è noto a tutti non corrispondere a verità. Considerando che di sicuro avrebbero stampato solo le 100 copie paperback che mi avrebbero inviato, a un costo forse per loro di 800 euro, mettiamoci altri 200 euro per editing e grafica, ed è pure troppo, a loro restavano 1.500 euro. La cosa più bella, è che io non gli ho mai inviato il mio romanzo in visione! Mi hanno sicuramente recuperato attraverso le mie pagine social. Questo giusto per sottolineare fino a che punto sono disposti a sporcarsi certi editori, pur di far i soldi su di voi!
2 Fate attenzione a chi vi lusinga.
Ci sono EAP Tossiche più smaliziate che vi risponderanno dopo i 60 giorni per darvi l’illusione di aver passato del tempo a leggere il vostro libro. Magari lo hanno anche fatto, forse anche solo in parte, ma è più probabile che se ci riferiamo a quella parte di editoria a pagamento interessata ai vostri soldi, di sicuro non si sono presi la briga di farlo.
La mail di questi “signori” e “signore” è più astuta. Si presentano in modo professionale, vi lusingano con frasi del tipo “La vostra è un’opera di innegabile qualità”, oppure “Un romanzo così diventerà un sicuro successo” e “La storia è molto interessante, di una modernità straordinaria”, e via dicendo.
Prima cosa, non per sminuire il vostro lavoro, se davvero fosse di innegabile qualità e di sicuro successo, probabilmente sareste già nelle mani di un agente letterario serio. Ma anche fosse che voi siete degli sconosciuti molto bravi alle prime armi, di sicuro dovreste ricevere tante risposte positive quante mail avete inviato, tutte entusiaste e pronte ad acquisire i diritti del vostro capolavoro… e questo loro lo sanno. Infatti spesso, oltre a lusingarvi, vi danno dei tempi molto stretti per firmare il loro contratto, o per parlare con un loro responsabile (un abile venditore pronto a piazzare condizionatori agli eschimesi e caloriferi nel sahara).
Anche se il vostro amor proprio gongola nel trovarsi avanti una risposta positiva ed entusiasta in merito al vostro lavoro, fate attenzione. Prendetevi sempre il tempo di valutare voi la casa editrice e la proposta d’edizione che sarà sicuramente comprensiva di certe spese per voi. Soprattutto controllate quante altre mail lusinghiere vi arrivano, se non sono più di tre allora valutate che il vostro romanzo, per quanto bello e ben scritto, non sia il prossimo Harry Potter o Moby Dick.
Ricordo il caso di una esordiente che anni fa, almeno una quindicina ma forse più, mandò il suo libro a una serie di case editrici importanti senza aspettarsi molto, ma ottenne in meno di 6 mesi 4 proposte di contratto. Quel romanzo fu poi tradotto in oltre 10 lingue e divenne un film. Nel dubbio, se arrivano un bel po’ di risposte entusiaste del vostro lavoro (occhio che è una cosa che fanno molte, può capitare), allora osate e puntate alle Big… visto mai!
3 Non è chiaro il motivo per cui l’editore apprezzi il vostro manoscritto
Capita, quando si ricevono le mail di risposta positiva al nostro invio, che non sia chiaro il motivo per il quale l’editore apprezzi il nostro manoscritto. Certe volte, non è affatto dichiarato.
Va detto che un editore interessato a pubblicarvi, non è certo obbligato a riassumere e commentare il vostro romanzo, soprattutto in una prima mail generica di apprezzamento quindi, una mail formale, sintetica e generica, può essere semplicemente quello che è, una richiesta di contatto. Aggiungo, molto probabilmente a leggere il vostro romanzo è stato un editor o un lettore esterno all’editore, incaricato del compito il quale poi avrà redatto un parere generico positivo all’editore dandogli pochi dettagli tipo: genere, lunghezza, target, qualità dello scritto e per finire un positivo e favorevole ok al contatto. Quindi una mail generica di contatto a seguito di un generico apprezzamento, può essere veritiera anche considerato che molto probabilmente, a rispondervi sia stato un addetto che non sa proprio nulla del vostro romanzo ma ha ricevuto solo una richiesta di contattarvi e intavolare “il discorso”.
Questa precisazione è d’obbligo perché per quanto bisogna stare molto attenti, soprattutto con la micro editoria, questo non vuol dire che dobbiamo aggirarci con una mazza in mano pronti a tirare mazzate a priori a chiunque ci venga incontro.
C’è però il pericolo, molto forte purtroppo, che a contattarvi sia una Casa Editrice a Pagamento Tossica, che voglia solo i vostri soldi e che, a differenza del metodo precedente, è furba e si nasconde dietro un professionale contatto, magari inviato nei tempi giusti, ovvero dopo almeno 70 giorni dalla ricezione della vostra mail per farvi credere di aver letto un libro, di cui gli interessa poco o nulla.
Quindi che fare? La regola principale è sempre quella: controllare.
Non affrettatevi a rispondere, prendete tempo per controllare la presenza dell’editore online, il suo catalogo, la sua eventuale distribuzione, rintracciate chi ha già pubblicato con lui, se riuscite, controllate i giudizi dei libri pubblicati dall’autore scritti dai lettori (prendendoli con il beneficio del dubbio, visto lo stormshit dei self e microautori). Se l’impressione che ne ottenete è buona, valutate il contratto, se ve lo sottopone subito, oppure contattatelo e chiedete informazioni su cosa li convince a pubblicare il vostro lavoro. Se al telefono tergiversano, richiedete il contratto per leggerlo, se ancora tergiversano, allora c’è più fumo che arrosto e sapete cosa fare.
4 Fare attenzione a un editore indisponibile a modificare il contratto
Un contratto non sono il verbo indiscutibile del Signore, parole Sacre e Sante da venerare. No, un contratto è un accordo tra due parti per la compravendita di qualcosa. Nello specifico, per la compravendita del diritto da parte dell’editore di sfruttare la vostra opera d’ingegno artistico, al fine di ricavarne un guadagno (per entrambi).
Guadagno che si spera non derivi dalla vostre tasche ma dall’abilità e conoscenza dell’editore di migliorare il vostro prodotto, renderlo appetibile per un determinato pubblico, promuoverlo e posizionarlo nei canali a sua disposizione affinché raggiunga potenziali fruitori interessati, che noi chiamiamo lettori, i quali sceglieranno di acquistare quella massa di fogli tenuti insieme da un filo di colla per un piacere effimero.
Ci siamo intesi? L’editoria è un mercato, uguale a quello della frutta e il vostro prodotto sono patate, uguali a tante altre patate che un fruttivendolo (libreria) compra per mettere esposte nel negozio. L’editore è quel grossista che media tra le parti, voi coltivatori di patate e i compratori di patate che vanno dal fruttivendolo… non c’è nulla di sacro e immodificabile in un contratto d’editoria, è solo un accordo!
Perché preciso questo?
Sento troppo spesso esordienti e aspiranti approcciarsi alla fase del contratto come vittime al patibolo, come qualcosa di incontrovertibile che si può solo subire… e invece no, dovete considerare che siete al mercato e voi siete venditori del vostro prodotto e l’editore è un commerciante che vuole comprare le vostre patate per poi rivenderle e quindi la trattativa è possibile… entro certi limiti di ragionevolezza, s’intende!
Una buona e seria piccola Casa Editrice, che avete valutato e giudicato positivamente, è interessata a voi realmente, ma probabilmente potrebbe proporvi un contratto standard basilare, né “tossico” ma nemmeno “entusiasmante”. Magari vi chiede un costo per l’editing e per la copertina ragionevole, diciamo 250 euro e magari vi chiede di acquistare 100 libri al 50% dal prezzo di copertina. Confessiamocelo, chi direbbe di no a un’offerta simile, dopo anni di “sbattimento”?
Mettiamo però ora il caso che voi non siate aspiranti alle prime armi senza alcuna conoscenza del settore, che abbiate già pubblicato 2 romanzi e fatto una decina di presentazioni a spese vostre, più tutto un lavoro di promozione sui social e abbiate un seguito piccolo, ma comunque solido e pensate di poter piazzare quasi sicuramente i 100 libri che dovete acquistare.
Cosa potreste chiedere all’editore di inserire nel contratto? A me vengono molte idee.
Una è quella di chiedere la stampa di 250 copie del libro, 100 le prendete voi e 150 le tiene lui. Poi, gli chiedete nei primi 5 mesi di fissarvi 5 presentazioni in regioni diverse e dove non siete mai stati (così da maturare anche altri contatti diretti con librai e libraie), gli chiedete di contrattualizzare la vostra presenza ad almeno 3 fiere del settore (piccole e grandi) dove fare vendita e firma copie. Gli chiedete di contrattualizzare una certa presenza sui social, con la creazione di un booktrailer, dei post grafici da far girare almeno per i primi 3 mesi a partire dal lancio. Se proprio ve la sentite e pensate che voi e lui ne siate all’altezza, potreste spingervi chiedendo un comunicato stampa, delle interviste sui giornali, radiofoniche e televisive. Certo non potete aspettarvi di finire in Rai o Radio Dj o qualche testata giornalistica nazionale, ma magari, concertando il tutto con le presentazioni, potreste far coincidere le prime con le seconde (presentazione libro, diretta radio e articolo di giornale locale che anticipa la cosa). In somma, potete cercate di spingerlo a fare il suo mestiere… anche se non dovrebbe essere così!
Un editore che dovesse riempirvi di no a richieste così ragionevoli, per quanto sconvolgenti per il suo metodo sonnecchioso di lavorare, forse non è l’editore che fa per voi. Probabile che vi dirà che il contratto è quello e non può essere cambiato (grossa balla), che loro non sono soliti fare così (e chi se ne frega!) ma la verità è che per quanto si presenti bene, è un editore che non ha voglia di investire e puntare realmente su di voi.
In questo caso dovete fare una vostra personale valutazione e scelta. Magari è un buon editore che vi fa fare un salto di qualità e a questo punto, conviene darsi un altro pizzico sulla pancia e accettare i “no”. Questo potete saperlo solo voi ma la mia idea d’imprenditorialità ed editoria, che vedo applicata da pochissimi, è ben diversa e sinceramente mi prenderei molto tempo per riflettere se qualcuno dicesse no, alla richiesta d’aiuto di promuovere e vendere il mio romanzo.
Badate bene, non ho accennato a questioni commerciali e tecniche come: Royalties, rendicontazione delle vendite, cadenza dei pagamenti, rilascio di regolare documento che attesti le vendite ai fini della denuncia fiscale. Tutte cose molto veniali e fiscali che sicuramente sono importanti e devono essere controllate ma se toccate, possono far storcere il naso anche perché, royalties a parte, sono sistemi di gestione dell’azienda che un editore non sarà di sicuro interessato a stravolgere. Certo non per uno sconosciuto da un paio di centinai di copie.
5 Fare attenzione a un editore che non garantisce la distribuzione del libro
Pubblicare con l’editore sbagliato significa anche non avere distribuzione e questo capita spesso con le stamperie che si fingono case editrici. Diciamo però che questo è qualcosa, per vostra sfortuna, che oggi capita molto più di rado perché anche le case editrici a pagamento tossiche si sono evolute, rientrando in certi “parametri” di ammissibilità per i quali vengono prese da piccoli Distributori del settore.
Quando parliamo di mancata distribuzione ovviamente non s’intende la presenza del vostro libro in libreria, quindi la fisica distribuzione di copie cartacee nei punti vendita, ma parliamo di reperibilità del vostro romanzo a terminale… che è davvero il minimo sindacale da pretendere. Questo è un problema molto semplice da risolvere ovvero: basta controllare.
Prima di scegliere un editore bisogna andare in una o più librerie, meglio se di diverse dimensioni e indipendenti, per richiedere uno o più titoli che ha a catalogo. Se l’addetto non trova ne l’editore o i suoi romanzi allora la questione finisce lì, va scartato. Però dovete fare attenzione, spesso i titoli sono anche a terminale e se pure sono identificati disponibili, in realtà non lo sono quindi ecco perché consiglio di fare l’acquisto di un titolo recente e controllare se l’editore ha un magazzino con un po’ di copie disponibile. Se il libro richiesto non vi arriva in 4/5 giorni ma ci mette un mese o peggio di più, questo è un pessimo campanello d’allarme che dovrebbe farvi desistere dal procedere con la contrattazione.
C’è da fare una precisazione sul mercato dell’editoria, che è un mercato molto più torbido di quello che si possa pensare. Nell’editoria ci sono 3 attori. Le Case Editrici che piazzano i loro prodotti in conto vendita a dei grossisti che chiamiamo Distributori. I Distributori a loro volta piazzano il prodotto a dei commercianti detti Librerie. Casa Editrice, Distributore e Libreria sono i tre snodi della catena che portano il vostro libro fisico, nelle mani dei lettori. Tutto questo viaggio si traduce in un “bagno di sangue” economico dove l’editore sconta il libro del 60% (circa o almeno) al Distributore il quale a sua volta cede un 10% (al massimo) del prezzo di copertina alla libreria. E sì, il Distributore in tutto questo gioco è quello che ci guadagna di più, ma è anche quello che deve avere i capannoni per stoccare i libri, i mezzi che vanno avanti e indietro a fare le consegne, quello che fa i rendiconti sul venduto e invenduto, in sostanza, quello che lavora di più.
Cosa succede talvolta? Succede che un piccolo editore dotato di tanta buona volontà sia in balia del Distributore che mette a catalogo l’Editore per fare numeri, ma lo butta sempre dietro, dando priorità di distribuzione a clienti più importanti e che lo fanno guadagnare meglio. Questo è qualcosa che capita in tutti i settori commerciali e comporta che, tra andare a consegnare una copia dell’autore Pincopallo a una libreria e cento copie dell’ultimo libro di una influencer, il distributore sicuramente sceglierà di muoversi e dare priorità al secondo ordine. Così, la vostra richiesta, magari fatta in una libreria indipendente piccola e di provincia, aspetterà due o anche tre settimane prima di essere evasa. Questo per dire che non per forza sia colpa dell’editore, soprattutto se molto piccolo, se il libro non arriva in tempi ragionevoli.
Non per questo però voi non dovete fare le vostre considerazioni perché alla fine, a meno che non scriviate per il puro gusto di farlo, anche la reperibilità del vostro romanzo è qualcosa da tenere in considerazione.
6 Dopo la pubblicazione, l’editore scompare
Solo su questo punto ci sarebbe da argomentare per intere pagine ma vedrò di essere sintetico!
La prima ovvietà è che certamente, non potete sapere prima se anche il miglior editore possibile, poi scomparirà dopo la pubblicazione. Va inoltre precisato che anche grossi editori di cui si potrebbe avere la massima fiducia ad occhi chiusi, in realtà spesso fanno ben poco per gli autori minori del loro “portafoglio”… motivo per i quali poi esistono le agenzie stampa, gli agenti letterari e pure lì, il pericolo di incappare in truffaldini pronti a spillarvi soldi è altissimo… purtroppo!
Un buon modo per mettersi al sicuro è sempre il solito, controllare, ma cosa? Sicuramente come l’editore si comporta con i suoi altri autori. Se mentre siete in trattativa non fa post di promozione per gli autori già acquisiti, se non li promuove nemmeno sui social (che è un costo quasi prossimo allo zero), allora è probabile che anche voi, verrete dimenticati subito dopo la chiusura del contratto che ATTENZIONE, non è ne la firma e nemmeno il vostro pagamento del dovuto dalle clausole contrattuali (ove mai ve ne fossero in merito), a stabilire la chiusura del contratto ma è la consegna presso il vostro domicilio delle copie convenute.
Dovremmo riprendere il discorso sul contratto ma giusto per essere chiari, voi e un editore stabilite per forma scritta un accordo che contiene certi obblighi da entrambe le parti. Se gli obblighi sono “una blanda potenziale presenza in rete” e “la consegna delle copie pattuite”, allora forse alla consegna del pacco, l’editore sparirà e voi non potrete farci nulla perché ha formalmente e legalmente mantenuto il suo impegno “come da contratto”.
Ancora una volta controllare prima per prevenire è fondamentale. Se riuscite contattate autori che hanno pubblicato con l’editore per poi passare a un’altra casa editrice per chiedere loro il motivo. Forse avranno il dente avvelenato e parleranno malissimo dell’editore ma una storia ha sempre due facce, magari sono loro a essersi comportati male o aspettarsi la luna. Prendete le informazioni che ricevete da parti terze sempre con il beneficio del dubbio, soprattutto se si tratta di parti coinvolte. Traete le vostre conclusioni e considerato tutto quanto espresso nei precedenti punti, valutate il rischio.
Purtroppo però devo ribadirvelo, anche le case editrice serie e strutturate tendono a sparire con i piccoli autori che muovono qualche centinaio di copie e non certo migliaia di copie. Purtroppo capita, come è capitato a me, che si ricevano una serie di no alle richieste di promozione, alla partnership ad eventi e iniziative. Capitano anche i “no” da parte loro, al vostro voler essere presenti in fiera dove il vostro editore è presente. Tra l’altro, va precisato che è a insindacabile giudizio dell’editore scegliere quali autori presentare in fiera e quali titoli mettere in vista e probabilmente, se non contrattualizzato, il vostro libro non finirà in bella mostra ne tanto meno voi sarete invitati a presenziare poiché l’editore punterà (giustamente per quanto deprecabile) a spingere i libri che già lo fanno vendere di più e gli autori che maggiormente hanno una presenza solida in rete e una cerchia di “affezionati” interessati alla loro firma.
Mi fermo qui, vi consiglio ancora di approfondire l’argomento leggendo gli altri articoli del mio blog che possono esservi di aiuto nell’individuare un buon editore e quello che realmente è il mercato dell’editoria.
Se vuoi lanciarti nel mondo dell’editoria come autore, autrice, ma non ti senti completamente preparato, preparata, per affrontare tutto quello che c’è da fare in ambito social, di promozione e branding, sul mio sito alle pagine Servizi e Formazione, trovi corsi e molto altro che metto a disposizione di chi vuole fidarsi del mio metodo e della mia visione del mondo editoriale.
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